John Williams - Stoner


John Williams - Stoner

Fazi Editore
2013
pp. 332
€ 17,50





"Ma in quelle settimane in cui Edith si trattenne a St.Louis, di tanto in tanto, durante le lezioni, si ritrovava così immerso negli argomenti che non solo si dimenticava della sua inadeguatezza, ma anche di se stesso e perfino degli studenti che aveva davanti. A volte veniva così preso dall'entusiasmo che balbettava, gesticolava, e ignorava gli appunti che di solito guidavano le sue spiegazioni. All'inizio quelle esternazioni lo infastidivano, quasi tradissero un'eccessiva familiarità con la materia e se ne scusava con gli allievi. Ma quando quelli cominciarono ad andare da lui dopo le lezioni e a mostrare, nelle esercitazioni scritte, tracce di immaginazione e di crescente entusiasmo, si senti incoraggiato a fare quello che nessuno gli aveva mai insegnato. L'amore per la letteratura, per il linguaggio, per il mistero della mente e del cuore che si rivelano in quella minuta, strana e imprevedibile combinazione di lettere e parole, di neri e gelidi caratteri stampati sulla carta, l'amore che aveva sempre nascosto come se fosse illecito e pericoloso, cominciò a esprimersi dapprima in modo incerto, poi con coraggio sempre maggiore. Infine con orgoglio.
Fu insieme rattristato e rincuorato dalla scoperta di ciò che era in grado di fare. Sentiva, suo malgrado, di aver ingannato sia gli studenti che se stesso. Quanti erano riusciti a sopravvivere alla monotonia delle sue lezioni sempre uguali cominciarono a guardarlo con stupore e risentimento. Quelli che non erano mai stati suoi allievi presero a seguirle e a salutarlo lungo i corridoi. Stoner intanto parlava con più sicurezza e sentiva crescere in lui uno strenuo e appassionato rigore. Aveva il sospetto che, con dieci anni di ritardo,stesse scoprendo chi era; e la persona che vedeva era allo stesso tempo più simile e più diversa rispetto a quella che aveva immaginato. Sentiva che finalmente cominciava a essere un insegnante, ovvero un uomo che semplicemente dice quel che sa, traendo dalla sua professione una dignità che ha poco a che fare con la follia, o la debolezza, o l'inadeguatezza dei suoi comportamenti privati. Era una consapevolezza che non poteva esprimere ma che, una volta acquistata, faceva di lui un uomo diverso al punto che nessuno poteva più evitare di accorgersene."



E pensare che ho aspettato così tanto per prendere in mano "Stoner" e potermelo gustare con calma...quasi lo stavo sognando, dopo aver letto una miriade di recensioni più che positive. Certo, sapevo benissimo quale sarebbe stato l'argomento ma, diamine, tutti ne parlavano come se fosse chissà quale capolavoro!
E sarà anche scritto in modo magistrale, ma quando finalmente si riesce ad arrivare all'ultima pagina, ci si rende conto che quello che ci ha lasciato è...il Niente. Sul serio. 
Si lascia leggere, certo, però poi si chiude e lo si dimentica.
O meglio, questo è ciò che è successo a me. 

Si, perché altro non è che la banalissima vita di un ragazzo di campagna del Missouri che lascia il suo paesino per andare a studiare all'università di Columbia e diventare poi docente. Si sposa, ha una figlia e due amici. La vita poi, si sa, prende pieghe inaspettate, perciò tra una guerra e l'altra (il romanzo è ambientato nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale; William Stoner nasce nel 1891 e muore nel 1956), il nostro professore dovrà fare i conti anche con cose ben poco piacevoli, che però, ahimè, non renderanno la sua storia molto più interessante.
Nella postfazione, Peter Cameron dice: "E la verità è che si possono scrivere pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. E' il caso che abbiamo davanti." 
Mah...sarà, ma a me Stoner ha provocato solo un grande sbadiglio.

Commenti

Post più popolari