Michele Serra - Gli sdraiati

Michele Serra - Gli sdraiati

Feltrinelli
2013
pp. 108
€ 12


"Autorità: attorno a questa parola organizzo, da quando sei nato, convegni tanto pomposi quanto inconcludenti. Ciascuno dei relatori ha la mia faccia, è un' assemblea dei miei cocci intellettuali che cercano la perduta unità, ciascuno rinfacciando agli altri la loro insipienza. Titolo ideale di questa farraginosa convention sarebbe: "Quante volte invece di mandarti a fare in culo avrei dovuto darti una carezza. Quante volte ti ho dato una carezza e invece avrei dovuto mandarti a fare in culo".


Chissà quanto è difficile esser padre di uno che fa incrostare il dentifricio al lavandino, semina calzini in giro per la casa come fossero briciole di Pollicino, e (soprav)vive tra le cicche di sigaretta e la muffa dei piatti fermi da giorni, in attesa di un po' di acqua e detersivo.

Chissà com'è snervante dover assistere ad uno spettacolo del genere e non riuscire a far valere le proprie idee da Vecchio.
Sentirsi dire, tra un'occhiata al pc, una allo smartphone, una alla tv ed una al libro, che è solo l'evoluzione della specie.
Della serie: "Di che ti preoccupi? Mica succede niente. Stai sereno, no?"
E infatti. Per loro non succede mai niente.
Gli sdraiati.
Miracolo sarebbe trovare qualcosa che riesca a smuoverli, che li interessi, che li coinvolga. Macché. Niente li appassiona, tutto li annoia. 
Sembra quasi che siano stati catapultati per errore in questo mondo.
Perennemente svogliati, apatici, menefreghisti, scocciati. Dormono quando il resto del mondo vive, pretendono di fare colazione quando il resto del mondo sorseggia il caffè pomeridiano.
Davanti a tutto questo, un padre - divorziato, per giunta - non sa che fare.
Vorrebbe, sente che dovrebbe, forse potrebbe, ma alla fine resta immobile, impotente. Quasi come se non avesse le forze, come se non fosse all'altezza del proprio ruolo di genitore, eternamente in bilico tra "un'autorità ben strutturata ma finta ed una gracile e fluttuante ma autentica"
Trema come una foglia quando sente quelle due sillabe, papà.
E cerca con tutto se stesso di entrare in quel mondo, o perlomeno di spiarlo dallo spioncino, ma non c'è niente da fare, il muro che lo tiene diviso dal suo è troppo alto. E così alterna momenti di rabbia sfrenata a momenti colmi di sensi di colpa, fino a toccare attimi in cui la compassione per una generazione che non ha niente di proprio (e niente da potersi guadagnare) vince su tutto il resto.


Michele Serra è stato fenomenale.

Le prime pagine fanno morire dal ridere, poi il tutto si fa più serio, ma l'approccio resta comunque tragicomico per l'intera durata della cronaca padre-figlio.
Un libro crudo, vero, ed allo stesso tempo tanto divertente da far sorridere quando verrebbe solo voglia di tirare per i ciuffi quelli là, stravaccati sul divano fra briciole, smartphone, telecomandi, notebook e Ipod, e portarli a prendere aria in cima ad una montagna.

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