Raymond Carver - Di cosa parliamo quando parliamo d'amore



Raymond Carver - Di cosa parliamo quando parliamo d'amore

Einaudi Super ET
2015
pp 134
€ 11





"La sera mi preparo il letto sul divano e al mattino mi alzo per prima. Metto su il caffè e preparo la colazione mentre lui si fa la barba.
Si affaccia alla porta della cucina, con un asciugamano sulle spalle nude, per valutare la situazione.
- Ecco il caffè, - dico io. - Le uova sono pronte tra un attimo.
Sveglio Dean e facciamo colazione tutti e tre insieme. Ogni volta che Stuart guarda dalla mia parte, chiedo a Dean se vuole ancora latte, un po' di pane tostato, eccetera.
- Ti chiamo più tardi, -  dice Stuart quando apre la porta per uscire.
Gli dico: -Non credo che sarò a casa, oggi.
- Va bene, - fa lui. - Certo.
Mi vesto con cura. Provo un cappellino e mi guardo allo specchio. Poi scrivo un biglietto per Dean.

Tesoro, la mamma ha delle cose da sbrigare oggi pomeriggio e perciò tornerà a casa un po' più tardi. Tu resta in casa o gioca nel giardino didietro fino a che uno di noi non torna.
Con affetto, Mamma

Fisso la parola affetto e poi la sottolineo. Poi vedo la parola didietro. Si scrive tutto attaccato oppure no?"




Di cosa parliamo quando parliamo d'amore è un domandone.
Ma partiamo dal principio.
Ho conosciuto Carver solo pochi mesi fa (tra l'altro proprio grazie ad uno dei racconti contenuti in questo libro), e ricordo benissimo la scena, quando mentre qualcuno aveva esordito con un sonoro: "Ma che noia, come scrive questo? Sta descrivendo il niente..", io sentivo già che mi stavano venendo gli occhi a cuore. 
Per me era un genio. Ero appena rimasta folgorata da uno dei suoi fili elettrici rimasti scoperti. 
Carver è elettrico, infatti. E' schietto, sincero, sfacciato.
E' semplice, ma di una semplicità che non a tutti è concessa, perché è pulita, non si aggrappa a niente, è libera.
Carver è di quelli che non chiedono permesso.
Di quelli che odiano le feste, ed entrano in casa, si servono da bere, si guardano in giro e, appena si rompono della gente che vedono, se ne vanno, così come sono arrivati.
Ed è così coi suoi racconti. Li molla spesso sul più bello, tanto che si rimane imbambolati a chiedersi come sarà andata a finire a quel poveretto che cercava di convincere la moglie che no, non l'aveva tradita con la cameriera.
Ed è una cosa strana, per me, non restare delusa da un racconto o da un finale lasciato a metà.
Non mi piacciono i racconti, non mi sono mai piaciuti, li ho sempre trovati incompleti, ma è con Carver che ho come imparato ad incanalarli nella giusta direzione e ad apprezzarli.
Forse perché si è sempre dovuto arrangiare per sopravvivere, forse perché non è mai stato abituato a cercare la felicità chissà dove, ha sviluppato un grande talento nella narrazione del quotidiano.
Col quotidiano ci ha fatto letteratura, e ha spalancato le porte a tanti scrittori che neanche sapevano di poter un giorno esser definiti tali, a tutti quelli che mai avrebbero pensato di poter scrivere un racconto su una caffettiera  piuttosto che su uno che inzuppa i biscotti nel latte, mentre discute con la fidanzata della lavatrice da cambiare.
"Provo imbarazzo io per primo per gli scrittori che si sentono in imbarazzo a parlare di barbieri, ciabatte, posaceneri, polenta e compagnia bella."

Uno che scrive senza paura. Che comincia i racconti esattamente all'inizio della scena che vuole descrivere, e poco gli importa se non c'è un prima né un dopo. 
Uno che mentre scrive si accorge di aver usato un termine che in quella frase non rende come avrebbe voluto, e lo dice al lettore, glielo confessa, senza mettersi alcun problema. E questo lo rende umano, lo fa sentire sì scrittore, ma anche amico, vicino, compagno di sventure.
E' per questo che si fa apprezzare: per la sincerità, per l'animo puro di uno che se deve scrivere "Cazzo!" lo fa, e non risulta volgare o fuori luogo, perché quei due stavano litigando, e durante le liti, sapete, a volte scappa.
"Fondamentalmente, non mi interessa molto la poesia che parla solo di frutta e belle scenografie. Mi interessa la poesia che affronta questioni più ampie, questioni di vita e di morte, ecco, e il problema di come comportarsi a questo mondo, di come andare avanti a dispetto di tutto quello che ci accade. Perché il tempo è poco, e l'acqua si sta alzando."

E nei diciassette racconti racchiusi in questa raccolta, Carver si mostra in tutta la sua bravura. 
"Di cosa parliamo quando parliamo d'amore" è il titolo (tra l'altro, messo in scena dal protagonista di Birdman, film che quest'anno ha trionfato agli Oscar), ed anche se non vedete un punto interrogativo, in realtà è un po' come se ci fosse, ed è già da qui che dovremmo immaginare con chi abbiamo a che fare. 
Con uno che si pone i quesiti, non che è sicuro di avere le risposte.
Con uno che si fa la domanda e cerca di analizzare il problema, metterlo alla luce, girarlo e rivoltarlo come un calzino, fino a quando non riesce a trovare almeno un briciolo di soluzione, un attimo di pace.
E allora chi lo sa cos'è l'amore. Sicuramente qualcosa che ha a che fare con una coppia di separati, con lui che, ancora innamorato, taglia il filo del telefono mentre lei parla col nuovo compagno; con due coppie che, sedute a bere gin, discutono sul fatto che forse non era tanto innamorato il tizio che picchiava una delle mogli. O con due vecchietti che, ricoverati in seguito ad un incidente e immobilizzati nelle loro gabbie di gesso e garze, si rattristano perché non sono più liberi di guardarsi a vicenda; o ancora con due giovani che contrattano con un uomo che vende tutti i mobili della sua casa, e poi finiscono per improvvisare un ballo nel suo vialetto..
Ecco cos'è l'amore. O ecco cos'è tutto ciò che lo comprende, tutte le sue sfumature. Ed è solo grazie a Carver che, anche se ci sembra un macigno di cui ci vorremmo liberare o un obiettivo irraggiungibile, possiamo guardarlo più da vicino e, forse, toccarlo, comprenderlo e accettarlo.

"Ma se la letteratura possa veramente cambiarci la vita, questo non lo so. Sarebbe bello che fosse così. In effetti, può darsi che un racconto o un romanzo sia in grado di cambiarci la vita, di cambiare la nostra vita emotiva, mentre lo leggiamo. 
Forse se lo facciamo abbastanza spesso alla fine avverrà un processo di osmosi che ci aiuterà a affrontare quello che ci aspetta."

Commenti

  1. Dopo aver letto Il mestiere di scrivere - la teoria - non vedo l'ora di vedere come se la cava con la pratica...

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