Muriel Barbery - L'eleganza del riccio

Muriel Barbery - L'eleganza del riccio

2007
Edizioni e/o
pp. 318
€ 9,90






E' difficile rimettersi all'opera dopo tanto tempo.
Anche se non si perde l'abitudine di prendere in mano carta e penna, scrivere recensioni – oddio, che parolone - è sempre un tantino diverso.
E' vero, le mie assomigliano più spesso a vere e proprie divagazioni mentali, ma vi assicuro che comunque, buttare giù critiche ed emozioni alla rinfusa, non è un lavoretto da cinque minuti.

Cosa mi ha spinto a ritornare qui oggi, non lo so.
Forse il fatto che ieri, in libreria, un ragazzo dichiaratamente non-lettore doveva fare un regalo e mi ha chiesto qual era l'ultimo libro che avevo letto.
Sì, una cosa così, banale.
Ed evidentemente, nel disperato tentativo di sbrogliare sensazioni che venivano fuori senza controllo e cercare di formulare frasi senza sembrare una pazza scatenata, sono riuscita a convincerlo.
Dopo un po' l'ho visto andare alla cassa: da lontano mi ha sorriso e ha agitato in aria il libro. Della serie: “Ehi, guarda, alla fine ho preso quello che mi avevi consigliato!”
Le soddisfazioni di una pseudo-libraia. :)
Per la cronaca, era “L'eleganza del riccio”. E...oh no, non l'avevo ancora letto.
Uno dei tanti libri che tenevo da tempo in libreria, ma per il quale ancora non era arrivato il momento giusto.

Se ancora non conoscete la storia, a me ha ricordato un po' quella di uno degli ultimi libri che ho recensito qui .
Siamo sempre a Parigi, e ancora una volta, all'interno di un palazzo speciale, o meglio, in cui abitano persone speciali.
Due le protagoniste, principalmente: da una parte Renée, portinaia che risponde, in apparenza, in tutto e per tutto, al classico prototipo di portinaia grassa, malconcia, ignorante, e trasandata; dall'altra parte Paloma, dodicenne, in apparenza una ragazzina come tante, mediocre quanto basta.
Le due personalità non potrebbero essere più diverse, eppure c'è un filo conduttore che le lega, e che si scopre solo man mano che si va avanti con la lettura.


Renée è in realtà una donna saggia, colta, amante dell'arte in tutte le sue forme, della musica, del cinema, della cultura giapponese. Ha un gatto che ha chiamato Lev (in onore di Tolstoj), e credo che questo basti a rendere l'idea. Mentre nella sua stanzetta più intima si emoziona davanti a “Morte a Venezia”, in quella più esterna tiene perennemente accesa la tv, in modo tale che a chiunque passi davanti al suo gabbiotto non venga neppure per sbaglio il dubbio di avere a che fare con una persona diversa, rispetto a quella che vede tutti i giorni. Perché a Renée non interessa far capire agli altri ciò che realmente è, tutt'altro: mai e poi mai vorrebbe prendere parte al mondo che c'è là fuori.
Paloma invece appartiene ad una famiglia alto-borghese, come tutte quelle che abitano il palazzo al numero 27 di rue de Grenelle, e non è semplicemente una dodicenne come tante. E' una mente geniale, arguta, che passa le giornate ad architettare il proprio suicidio, perché stanca di avere a che fare con una massa di superficiali.
Chi può esser capace di riconoscere, in mezzo all'ordinario, due persone tanto particolari e farle incontrare? Solo un giapponese. Ed è qui che la Barbery introduce il signor Kakuro, il nuovo inquilino del palazzo, che rivoluziona e arricchisce le vite delle due protagoniste, portando alla luce tutta la loro bellezza.

Ecco, l' eleganza del riccio è questo. E' la grazia, la bellezza, la saggezza che si cela dietro due persone che sembrano tutt'altro e che non sentono alcun desiderio di unirsi a quel misero universo che non saprebbe apprezzare tutto ciò che loro hanno da offrire.
E' un susseguirsi di pensieri, filosofie di vita, azioni e non-azioni, che intrecciandosi danno vita a quello che molti hanno definito un romanzo pesante, triste, a tratti addirittura ostico. E che invece, a mio parere, è veramente una perla di immensa ricchezza per la mente e l'anima. Certo, a volte le dichiarazioni di Paloma possono sembrare esagerate per una dodicenne, ma la finezza e la dolcezza dell'intera storia vi faranno dimenticare questo piccolo inconveniente.
Non c'è un lieto fine, sappiatelo, eppure una volta finito, vi domanderete perché sia durato così poco.

Ero sincera. Da molto tempo mi ero adeguata alla prospettiva di una vita in solitudine, Nella nostra società essere povera, brutta e per giunta intelligente condanna a percorsi cupi e disillusi a cui è meglio abituarsi quanto prima. Alla bellezza si perdona tutto, persino la volgarità. E l'intelligenza non sembra più una giusta compensazione delle cose, una sorta di riequilibrio che la natura offre ai figli meno privilegiati, ma solo un superfluo gingillo che aumenta il valore del gioiello. La bruttezza, invece, di per sé è sempre colpevole, e io ero già votata a quel tragico destino, reso ancora più doloroso se si pensa che non ero affatto stupida.”

Commenti

  1. Convincere chi non ama leggere a leggere è la cosa più difficile...è un pochino come far vedere il Mondo a colori a chi lo ha sempre guardato in bianco e nero...complimenti e grazie Martola

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  2. Sono i libri, quelli capaci di farci aprire gli occhi su altri mondi, altre vite, e quindi altri colori.
    Ci insegnano a vedere i colori anche nelle nostre, di vite, e a farne tesoro, così da poterli usare nelle giornate troppo nere o troppo bianche.
    E' bello scoprire di esser riuscita a contagiare un po' di questa filosofia. Serve sempre, credimi. :)

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    1. Martola non perdere mai questo entusiasmo a dir poco travolgente...i libri hanno bisogno di Te...il tuo amore per loro è davvero coinvolgente...non smettere mai di far vedere i colori del Mondo e dei libri...la vita senza colori è davvero troppo triste...che brutte che sarebbero le albicocche in bianco e nero...e riprendi a far più recensioni !!!

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  3. Oh no, la mia è una filosofia di vita che ho sempre portato avanti a testa alta, difficile perderla ora! :)
    I libri insegnano tanto: non solo ci mostrano i colori, ci fanno anche conoscere ciò che sta fuori da quello che vediamo ogni giorno, ci rendono liberi. Liberi di pensare, agire, di scrollarci di dosso idee che diamo per scontate come giuste, ma che poi spesso non lo sono. Ci rendono coraggiosi.
    Qualcuno ha detto che tra i motivi per cui si deve regalare un libro ad un bambino, c'è questo: "Perché se legge un libro, poi può leggere una nuvola, un gatto, un albero...una persona." E, a mio parere, non c'è niente di più vero.

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