Lorenzo Licalzi - Non so
Fazi
2013
pp. 288
€ 9,50
“Quando
Giulia mi ha chiesto se ero contento di avere un figlio le ho detto
che avevo bisogno di tempo per realizzare, lei pensava che mi
bastasse il tempo di mettere dei piatti dentro a una lavastoviglie,
ma i miei ritmi sono piuttosto lenti, così, dopo averci pensato un
po', le ho risposto non so.
Sono passati quasi due anni da allora e ora posso dire di aver
realizzato: sono contento, decisamente, immensamente, esageratamente
contento.
Eppure se
mi telefonassero in questo preciso momento e mi facessero questa
stessa domanda, risponderei ancora non
so, ma solo perché non glielo voglio dire a quelli del
sondaggio che sono contento.
Se ci
mettessimo tutti d'accordo e ai sondaggi rispondessimo sempre non
so avremmo fatto la più grande rivoluzione culturale del
secolo. Basterebbe questo per creare scompensi inimmaginabili alla
cosiddetta società capitalistica avanzata. Io non
so fino a che punto la cosiddetta società capitalistica
avanzata sia un buon modo per vivere, ma chi pensa che non lo sia, da
ora in avanti, se gli chiedono se è contento, o qualsiasi altra
cosa, faccia come me, risponda non
so.”
Che
meraviglia.
Faccio
fatica a ricordare da quanto tempo un libro non mi prendeva così.
Finalmente
una storia vera, intensa; finalmente una scrittura allegra, senza
fronzoli, semplice ma appassionante.
Mario e
Giulia si conoscono dai tempi dell'università.
Lui lavora
in radio, è vivace, sconclusionato, il classico esempio di eterno
Peter Pan, uno che ai sondaggi risponde “Non so”, perché
effettivamente non sa, non è convinto, non gli va di far sapere agli
altri cosa pensa. Lei è bella, intelligente, di famiglia alto
borghese, seria nello studio e sul lavoro, libera e spensierata
quando sta con Mario.
La colla che
unisce due personalità tanto diverse è la musica anni settanta che
fa da colonna sonora ai giri per il mondo sulla vecchia Vespa di
Mario.
Cresceranno
insieme, ma il lavoro più duro spetterà a Mario, costretto a
cambiare per poter rendere il più possibile la sua vita simile a
quella di un adulto serio, responsabile e attento..cosa che non
sembrerà affatto essere nelle sue corde, ma cosa che sarà
necessaria per non perdere la sua complice di vita, Giulia.
Mario si
impegnerà e accetterà perfino un lavoro per il quale già
dall'inizio saprà di non esser tagliato.
L'arrivo di
Leonardo, poi, il primo figlio, rivoluzionerà completamente il loro
modo di vivere, di vedere le cose e di porsi nei confronti l'uno
dell'altra. Piangeranno, malediranno il giorno in cui si sono
innamorati e si scontreranno, a volte tanto da mettere in dubbio
tutto quello che fino a quel momento avranno costruito.
Mario
approfitterà prima di una varicella tardiva, poi di una fuga di
lavoro in Giappone per riflettere e capire se veramente vale la pena
continuare.
L'incontro
con Naoko, studentessa con i capelli neri come una cascata di
inchiostro e gli occhi melanconici, che sembra appena uscita da
un libro di Murakami, trascinerà Mario nel sogno di una notte,
durante il quale forse lui riuscirà a salvare se stesso e Giulia,
rimasta nel frattempo gravemente ferita da un colpo di pistola.
Un libro
forte, divertente, scanzonato ed allo stesso tempo nostalgico ed
emozionante.
Un viaggio
in Vespa verso l'età adulta, tra strade lisce, infinite e panorami
mozzafiato ma anche mille buche e sassolini, sempre con il miglior
jazz in sottofondo, pronto ad allietare perfino le giornate in cui
gli occhiali da sole saranno di troppo.
Un mix tra
Alta Fedeltà e Norwegian Wood rivisto in chiave
italiana, con il piglio fresco e travolgente di Licalzi che, ancora
una volta, è riuscito con poco a farmi commuovere tanto.
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